La collana di Cecilia Gallerani, la dama con l’ermellino

L’Italia è infinita

„Italia è infinita“. Così mi dice sempre il mio caro amico Günter, critico d’arte e innamorato da sempre dell’Italia, come tanti amanti dell’arte nel Nordeuropa. „L’Italia è infinita“: con questa frase Günter vuole esprimere la sua gratitudine per il patrimonio culturale che questo paese ha lasciato all’umanità.

La dama con l’ermellino

Oggi vorrei parlare di un quadro nato a Milano, nel bel mezzo del Rinascimento, e dipinto niente di meno che dal più grande fra i grandi: il maestro Leonardo da Vinci. Mi riferisco al ritratto di Cecilia Gallerani, conosciuto dai più come „La Dama con l’Ermellino“. Tutti conoscono il quadro poichè presente in tanti libri di studio, cataloghi, manifesti e cartoline. Per quale motivo dovrei soffermarmi su questo dipinto? Naturalmente per la collana che indossa la Gallerani nel quadro!

cecilia gallerani

La dama con l’ermellino

Cecilia Gallerani

Si può dire che Cecilia Gallerani fu dipinta sul finire del ‘400 (forse 1498), e può essere presa come modello di tipica ragazza milanese “alla moda” dell’epoca.
La fanciulla, che al momento del dipinto aveva circa quindici anni, si mostra con un solo gioiello (sinonimo questo di maggior sobrietà e raffinatezza rispetto a tante dame sue contemporanee abituate ad agghindarsi in modo decisamente più vistoso).
Il sottile e candido collo di Cecilia è cinto da una collana stretta intorno alla gola e poi lasciata pendere sul seno, come usavano fare in quel periodo molte altre sue coetanee anch’esse nubili, ma il materiale del gioiello resta tutt’oggi un mistero. Ed è per questo che m’interessa parlarne oggi.

La collana

Di quali pietre preziose erano fatti i grani neri che compongono la collana che a distanza di secoli possiamo ancora ammirare indosso alla Gallerani?
La risposta che per prima ci viene in mente è: agata nera, di grande moda nel rinascimento. Ma anche l’ambra nera aveva un suo grande pubblico a quel tempo, per non parlare dell’onice o del corallo nero.
È emblematico per questa faccenda che nel 1980 sia uscito un articolo su varie riviste di moda, dove si parlava di questa collana e si sosteneva che si trattasse di una collana di Tormaline nere e si parlava persino del gioielliere… che era poi un gioielliere mai esistito! Una settimana più tardi fu scoperto che si trattava di un colpo pubblicitario con tanto di „sense of humor“ di una azienda di gioielleria di fama internazionale con sede a Londra

Uno sguardo al dipinto

Ma torniamo al dipinto che vale la pena analizzare da vicino. Cecilia Gallerani, la bella ragazza immortalata dal Leonardo, sfoggia una raffinata acconciatura.
Milanese di buona famiglia, all’epoca del dipinto era appena quindicenne ed amante del ben più maturo (ultratrentenne) Ludovico Sforza. La giovane si fece ritrarre con una pettinatura “alla spagnola“, ma rivisitata secondo lo squisito gusto lombardo, il cui capoluogo di regione, già allora, dettava legge in fatto di moda (e non solo).
I capelli castani e perfettamente lisci della fanciulla sono divisi alla sommità della testa da una riga centrale da cui si dipanano due bande aderenti raccolte sul retro da una coda (“coazzone” in milanese), a sua volta infilata nel “trenzado”, ovvero una guaina che serviva per trattenere ed intrecciare i capelli; la ciocca a destra, passata sotto il mento, era un’estrosità piuttosto in voga in quel periodo.
Sulla sommità del capo di Cecilia è ben visibile una cuffia sottilissima e trasparente con l’orlo ricamato che giunge a sfiorare le sopracciglia, a sua volta trattenuta da una “lenza“, ovvero una striscia che circonda la fronte e si allaccia dietro. Tale striscia poteva essere in metallo o in stoffa e si chiudeva spesso con un gioiello.

artista dama ermellino

Aksenya / Shutterstock.com

Eleganza e sobrietà

Se è vero che la moda femminile, in determinati luoghi d’Italia, si mostrò spesso, sul finire del XV secolo, eccessiva e sfrontata, è certo che la Gallerani, supportata anche dalla naturale bellezza e dalla giovanissima età, si distingueva per eleganza e sobrietà.
Per le sue origini aristocratiche la fanciulla avrebbe potuto portare una collana di rubini, pietra tenuta in grande stima e simbolo di ricchezza. Oppure aver indossato delle acquamarine, per accentuare la sua giovinezza. Anche gli smeraldi facevano parte delle pietre che esprimevano aristocrazia e superiorità. E certamente le perle sarebbero state forse la scelta più logica. Ma sappiamo che a Leonardo non importavano le logiche di rappresentazione, perciò tutte le nostre riflessioni sono condannate a perdersi nel buio del tempo.

Semplici gemme false?

Vi è però anche un’altra possibilità, piuttosto plausibile, secondo cui si sarebbe invece trattato di semplici granelli di pasta profumata, per i quali scoppiò, in pieno Rinascimento, una vera e propria mania da parte di uomini e donne! E allora queste „false gemme“, sarebbero „gemme sensoriali“, che lasciavano dietro un filo di profumo accattivante e misterioso. Probabilmente è la risposta più adatta al mistero della collana di Cecilia Gallerani.