statue rinascimentali

Benvenuto Cellini e il destino insolito della sua saliera d’oro

Benvenuto Cellini

La vita di Benvenuto Cellini, il grande orafo del Rinascimento, fu ricca di avventure e drammi, come si può constatare in una sua celebre autobiografia rimasta incompiuta. Dotato di grande talento Cellini fu conosciuto come musico, scrittore, scultore ed orafo e frequentò le migliori corti d’Europa.

Biografia

Nato a Firenze nel 1500, Benvenuto Cellini fu attratto dai segreti dell’oreficeria, ed andò a bottega presso due orafi della città, dai quali apprese il mestiere.

Arrivò a Roma a soli diciannove anni per terminare la sua formazione ed esercitarvi l’arte. Qui crea pregevoli lavori commissionati dalle grandi famiglie romane dello stesso papa Clemente VII come i candelabri per il vescovo di Salamanca e un prestigioso gioiello per la famiglia Chigi.

statua di benvenuto cellini

Un carattere non facile

Roma non era un posto facile per Cellini a quell’epoca. Aveva un temperamento impulsivo e un carattere ribelle. Venne coinvolto in frequenti risse, causate principalmente per i contrasti con i membri dell’aristocrazia ma anche per la rivalità con altri artisti che lavoravano attorno alla Curia Romana.

Fu addirittura rinchiuso a Castel Santangelo, le cui mura aveva a suo tempo contribuito a difendere contro i lanzichenecchi, e fu protagonista di un strepitosa fuga. Costretto a partire nel 1540, abbandonò Roma per recarsi in Francia, alla corte del re Francesco I.

La Saliera d’oro di Francesco I

L’opera considerata il suo grande è senz’altro la famosissima Saliera d’oro di Francesco I di Francia, un centro tavola del tutto inusuale, ideato per la sala dei banchetti della corte francese.

La saliera che misura 26×33 cm., è costituita da due figure ornamentali che poggiano su un basamento in ebano ovale sul quale siedono due figure in oro di Nettuno, che impersona il Mare, e della ninfa Gea che rappresenta la Terra.

Le gambe delle due divinità si incrociano, o meglio come dice lo stesso Cellini: “s’intramettevano le gambe sì come entra certi rami del mare infra la terra, e la terra infra del detto mare”, bel simbolo della produzione del sale che per si genera dall’incontro simbolico del Mare con la Terra, tornando così alla funzione originaria dell’oggetto che, pur se stravagante ed eccentrico, era nient’altro che una saliera.

saliera in oro di francesco i creata da benvenuto cellini

Foto: Wikipedia / Jerzy Strzelecki

Uno dei pochi esempi di gioielleria rinascimentale rimasti

È incomprensibile che un tale oggetto sia riuscito a superare a Parigi il periodo rivoluzionario – implacabile con tutto quello che veniva considerato lussuoso e facente parte della decadente monarchia – . La saliera superò anche le due guerre mondiali, e si rvelò l’unico oggetto di oreficeria giunto miracolosamente fino a noi, tra tanti capolavori che erano stati creati negli anni del Rinascimento.

La saliera finì nel prestigioso “Kunsthistorisches Museum” di Viena. La sua fama come oggetto prezioso era tale che Austria e Italia stamparono dei francobolli con l’immagine della saliera d’oro!

Dopo essere riuscita a sopravvivere a  tutte le disgrazie possibili nel 2003 è stata rubata! Da non crederci!  Ladri ignoti hanno sottratto l’opera d’arte del museo senza lasciare traccia. La saliera è poi stata ritrovata nel 2006 in una scatola, in un bosco vicino alla capitale austriaca.

Attriti con altri artisti

Tornando alla vita di Cellini, rientrò a Firenze nel 1545 e fu accolto alla Corte del Duca Cosimo I dove però non mancarono occasioni di attrito con gli altri artisti patrocinati dal Duca Mediceo, tra cui in particolare Baccio Bandinelli e Bartolomeo Ammannati.

A questo periodo risalgono la realizzazione del Perseo e del celebre Crocefisso di marmo, scolpito in un unico blocco marmoreo, oggi conservato al Museo Escorial di Madrid.

Gli ultimi anni della sua vita furono aflitti da procedimenti penali e lotte giudiziarie, morì in miseria e povertà nel 1571, lasciando, oltre alle sue opere immortali, un’autobiografia incompiuta, ferma all’anno 1562. Essa costituì un vero punto di riferimento letterario per gli scrittori contemporanei e successivi, al punto da richiamare l’interesse di Goethe, che la tradusse in lingua tedesca nel 1807. Ci ha lasciato anche dei pregevoli trattati sull’oreficeria e la scultura!